cina

E’ entrata la prima volta da quella porta con uno sguardo basso e un disagio mai visto fino a quel momento.

:-Piacere, Sono Samuela , la ragazza au pair.

Mi risponde a malapena dicendomi il suo nome. Nella mia testa iniziano a girare tanti pensieri, e una vocina mi dice di far qualcosa in quanto rimanere sulla soglia della porta non è molto consono. Prendo la sua valigia e la porto su, mi dice grazie e si chiude in camera.

Premetto che qualsiasi cosa che scriverò non è a scopo  di offendere qualcuno ma semplicemente descrivo ciò che percepisco e ciò che il soggetto preso in considerazione ha piacere a raccontarmi.

Tra me e me, ho subito pensato che non ho mai capito il comportamento dei Cinesi, il motivo del loro silenzio, aggiungerei non per esagerare ,infernale, e del perchè la maggior parte delle mie azioni vengono viste strane o addirittura arrivano a fargli sentire a disagio,

Quel giorno è scesa a cena, c’erano le altre ragazza in casa e cercavamo di avere una conversazione, lei cercava in tutti i modi di rimanerne fuori ed io per una delle poche volte nella mia vita son rimasta in silenzio cercando di non sforzare una situazione di gran lunga imbarazzante dopo solo 10 minuti.

La mattina dopo mi sveglio ed ho il piacere di trovarla al tavolo , le chiedo se avesse dormito bene e se avesse bisogno di qualcosa, inizia a rispondermi con risposte brevi, si , no , si … insomma avete capito.

Decido di continuare il discorso e le chiedo cosa fa in Cina e che scuola frequenta, inizia finalmente a parlare e da questo preciso momento inizio a comprendere qualcosa in più e in parte la motivazione della loro chiusura, se così posso chiamarla.

In Cina, mi dice, quando si è piccoli si inizia a fare il tempo pieno a scuola, la scuola inizia la mattina alle 7.20 e finisce all’incirca alle 6 del pomeriggio, al suono di questa frase mi chiedo dove sia finito il buon senso della Montessori quando esponeva l’importanza del Gioco nella vita dei bambini, ma questo è solo l’inizio!

Di fatti una volta che i bambini iniziano a far più grandi la scuola decide che quelle ore non sono abbastanza e le prolungano a circa 15 ore al giorno, inizio alle 7.20 fine circa alle 22/23.

In mente in quel momento ci sono tante domande, e forse espongo la meno sensata:- Sei felice?

Lei mi risponde che è felice e che si sente persino fortunata in quanto in altre parti della Cina la scuola occupa ancora più ore durante la giornata e non vi è alcun tipo di vacanza nè nel weekend nè in generale (estate, o roba così).

In quel momento mi sono sentita così superficiale, e così piccola, come non mai, e pensavo come avessi fatto fino a quel momento a “giudicare” o addirittura assegnare uno stereotipo alle varie etnie senza mai pensarne le motivazioni che li portano ad avere un comportamento così.

Non l’ho vista molto nella settimana che ha trascorso qui, preferiva stare in camera a studiare presuppongo.

Il giorno della sua partenza le chiedo come si sentisse al pensiero di iniziare questa nuova esperienza per 4 mesi in una nuova scuola, la sua risposta mi ha intenerito e in quel momento volevo abbracciarla ma so che non sono amanti del contatto umano.

Mi spiego… Mi dice che era impaurita, che non conosceva nessuno, ed io le dico che conoscerà qui qualcuno e che può chiamarmi quando vuole se dovesse aver problemi, con una voce sottilissima mi risponde che non le è facile che non è molto sociale e che non sa come si fa ad approcciarsi con la gente.

Questo è stato il secondo momento in cui mi son risentita superficiale nel giro di una settimana, le ho augurato una buona esperienza ed è andata via.

Se solo avessi insistito nel parlare forse lei si sarebbe aperta prima e forse avrei potuto darle qualche consiglio, ci ho pensato per tutto il giorno finchè mi son detta che era inutile piangere sul latte versato e che forse la situazione si sarebbe svolta nella stessa identica maniera.

Non ho più avuto notizie di lei, finchè un giorno non ci hanno chiamato dalla scuola dicendo che lei era stata davvero bene con noi  che si era trovata bene con la famiglia ed in generale con la situazione della casa.

in un certo modo adesso so che anche io le ho lasciato qualcosa e che nel mio piccolo l’ho aiutata ad entrare in un mondo completamente diverso dal suo, spero un giorno di risentirla e sapere i progressi avuti a distanza di tempo, spero che lei si goda questa esperienza e che trovi delle persone che non si fermano alla sola apparenza ma che le scavino dentro e la guardino e l’accettino fino in fondo.

Ovunque tu sia adesso ti auguro una buona vita!

P.s : la prima domanda che le ho posto è stata se le piacessero i cani,  al suo no ho fatto un sospiro di sollievo ed ero tentata di chiederle se ci avessi aggiunto un po di Ketchup se fosse cambiato i suo pensiero. :,)

From Oxford with Love

Sam