Archivio mensile: settembre 2018

Macchine Lavoratrici ma Felici

cina

E’ entrata la prima volta da quella porta con uno sguardo basso e un disagio mai visto fino a quel momento.

:-Piacere, Sono Samuela , la ragazza au pair.

Mi risponde a malapena dicendomi il suo nome. Nella mia testa iniziano a girare tanti pensieri, e una vocina mi dice di far qualcosa in quanto rimanere sulla soglia della porta non è molto consono. Prendo la sua valigia e la porto su, mi dice grazie e si chiude in camera.

Premetto che qualsiasi cosa che scriverò non è a scopo  di offendere qualcuno ma semplicemente descrivo ciò che percepisco e ciò che il soggetto preso in considerazione ha piacere a raccontarmi.

Tra me e me, ho subito pensato che non ho mai capito il comportamento dei Cinesi, il motivo del loro silenzio, aggiungerei non per esagerare ,infernale, e del perchè la maggior parte delle mie azioni vengono viste strane o addirittura arrivano a fargli sentire a disagio,

Quel giorno è scesa a cena, c’erano le altre ragazza in casa e cercavamo di avere una conversazione, lei cercava in tutti i modi di rimanerne fuori ed io per una delle poche volte nella mia vita son rimasta in silenzio cercando di non sforzare una situazione di gran lunga imbarazzante dopo solo 10 minuti.

La mattina dopo mi sveglio ed ho il piacere di trovarla al tavolo , le chiedo se avesse dormito bene e se avesse bisogno di qualcosa, inizia a rispondermi con risposte brevi, si , no , si … insomma avete capito.

Decido di continuare il discorso e le chiedo cosa fa in Cina e che scuola frequenta, inizia finalmente a parlare e da questo preciso momento inizio a comprendere qualcosa in più e in parte la motivazione della loro chiusura, se così posso chiamarla.

In Cina, mi dice, quando si è piccoli si inizia a fare il tempo pieno a scuola, la scuola inizia la mattina alle 7.20 e finisce all’incirca alle 6 del pomeriggio, al suono di questa frase mi chiedo dove sia finito il buon senso della Montessori quando esponeva l’importanza del Gioco nella vita dei bambini, ma questo è solo l’inizio!

Di fatti una volta che i bambini iniziano a far più grandi la scuola decide che quelle ore non sono abbastanza e le prolungano a circa 15 ore al giorno, inizio alle 7.20 fine circa alle 22/23.

In mente in quel momento ci sono tante domande, e forse espongo la meno sensata:- Sei felice?

Lei mi risponde che è felice e che si sente persino fortunata in quanto in altre parti della Cina la scuola occupa ancora più ore durante la giornata e non vi è alcun tipo di vacanza nè nel weekend nè in generale (estate, o roba così).

In quel momento mi sono sentita così superficiale, e così piccola, come non mai, e pensavo come avessi fatto fino a quel momento a “giudicare” o addirittura assegnare uno stereotipo alle varie etnie senza mai pensarne le motivazioni che li portano ad avere un comportamento così.

Non l’ho vista molto nella settimana che ha trascorso qui, preferiva stare in camera a studiare presuppongo.

Il giorno della sua partenza le chiedo come si sentisse al pensiero di iniziare questa nuova esperienza per 4 mesi in una nuova scuola, la sua risposta mi ha intenerito e in quel momento volevo abbracciarla ma so che non sono amanti del contatto umano.

Mi spiego… Mi dice che era impaurita, che non conosceva nessuno, ed io le dico che conoscerà qui qualcuno e che può chiamarmi quando vuole se dovesse aver problemi, con una voce sottilissima mi risponde che non le è facile che non è molto sociale e che non sa come si fa ad approcciarsi con la gente.

Questo è stato il secondo momento in cui mi son risentita superficiale nel giro di una settimana, le ho augurato una buona esperienza ed è andata via.

Se solo avessi insistito nel parlare forse lei si sarebbe aperta prima e forse avrei potuto darle qualche consiglio, ci ho pensato per tutto il giorno finchè mi son detta che era inutile piangere sul latte versato e che forse la situazione si sarebbe svolta nella stessa identica maniera.

Non ho più avuto notizie di lei, finchè un giorno non ci hanno chiamato dalla scuola dicendo che lei era stata davvero bene con noi  che si era trovata bene con la famiglia ed in generale con la situazione della casa.

in un certo modo adesso so che anche io le ho lasciato qualcosa e che nel mio piccolo l’ho aiutata ad entrare in un mondo completamente diverso dal suo, spero un giorno di risentirla e sapere i progressi avuti a distanza di tempo, spero che lei si goda questa esperienza e che trovi delle persone che non si fermano alla sola apparenza ma che le scavino dentro e la guardino e l’accettino fino in fondo.

Ovunque tu sia adesso ti auguro una buona vita!

P.s : la prima domanda che le ho posto è stata se le piacessero i cani,  al suo no ho fatto un sospiro di sollievo ed ero tentata di chiederle se ci avessi aggiunto un po di Ketchup se fosse cambiato i suo pensiero. :,)

From Oxford with Love

Sam

Una dolce scoperta

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Il primo giorno che è arrivata non spiccicava parola, non alzava quasi mai lo sguardo e cercava di farsi vedere il meno possibile.        All’inizio ho pensato di quanto il popolo giapponese sia sempre così timido e di poche parole, l’ho osservata per giorni ed ogni giorno senza arrendermi a tavola le facevo sempre la stessa domanda, forse perchè sapevo che come me all’inizio parlava poco inglese e cercavo di farla sentire a proprio agio, ponendole semplici domande per permetterle di rispondere.

Passata una settimana ha iniziato a parlare di più, eravamo due italiane in casa e due ragazze argentine, e quando arrivava il momento della cena tutti ridevano per la mia solita domanda, tranne lei , penso che non ci sia domanda più bella alla sera di : Com’è andata la tua giornata?

Può sembrare una domanda abbastanza banale ma oltre alla facilità di comprensione in inglese e di facile risposta, penso che sia una della domanda più belle che una persona possa ricevere, alzi la mano a chi non fa piacere sapere che c’è qualcuno interessato alla vostra giornata, a voi!

Ogni giorno la sua risposta era sempre la stessa : Very Good!

Poi dopo giorni ho compreso che non diceva ciò solo per mancanza di conoscenza di altre parole, ma perchè tutte le giornate passate per lei erano davvero qualcosa di speciale ed unico. Perchè?

Beh… Un giorno le chiesi cosa facesse in Giappone, mi rispose che studiava , e le continuai a chiedere cosa facesse oltre allo studio, e appresi che non faceva quasi nient’altro.

A 20 anni non aveva ancora avuto la fortuna di passare una serata con i propri amici, di andare in un pub e godersi una birra a suon di musica nè tanto meno aveva mai visto una discoteca.

I suoi genitori sono molto restrittivi e l’educazione, in generale, in alcune parti della Giappone, è davvero una dura educazione fondata sul prima il dovere e dopo il piacere , non inteso come in Italia ad esempio , prima lo studio e dopo magari puoi uscire fuori casa, ma un significato di gran lunga più ampio non inteso ad una serata ma su un’intera vita: prima lo studio , poi il lavoro , poi piacere.

Mi promisi da quel giorno di farle godere per quelle poche settimane qui i piccoli piaceri della vita, in gran parte quelli elencati prima.

Con estremo stupore e felicità vedevo davanti ad i miei occhi il suo cambiamento, parlava di più , usciva di più con me , aveva piacere nel conoscere la gente, le piaceva bere cocktail, vino e alla fine anche la birra, le piaceva camminare dentro il centro di Oxford, le piaceva sorridere quasi per dimostrarmi la sua gratitudine, anche se non ne avevo bisogno, si aprì così tanto che un giorno ha persino ballato con me e le altre ragazze, se rivedo il video tutt’ora non ci credo.

Arrivò il momento di salutare la mia amica italiana, e per il primo giorno dopo due settimane alla mia solita domanda lei rispose: Sono un pò triste perchè è andata via.

Può sembrare stupido, ma a me veniva da piangere, un pò perchè non me lo sarei mai aspettato, un pò perchè anche io ero davvero triste per lo stesso motivo.

Da quel giorno qualcosa ci ha legato di più e in quella sua ultima settimana uscì la vera e bellissima persona che era in lei, ed era sempre stata, una delle cose più belle con lei è stata quella di tornare un pò bambina e rimanere sorpresa anche io per le piccole cose che ormai ,prima di lei , davo per scontato.

Vi faccio un esempio, ogni sera lei mi accompagnava a portare il cane, era forse una delle cose che le piaceva di più, ed al ritorno ripetevamo sempre lo stesso “gioco” per occupare il tempo: contavamo i ragni che c’erano fuori ad alta voce, due mesi fa avrei definito ciò stupido, ma con lei, non so per quale motivo qualsiasi cosa diventava divertente e piacevole.

Mi accorgo sempre di più di quanto son stata superficiale in questi anni, assegnando un target alle varie etnie non soffermandomi sul perchè loro abbiano certi comportamenti totalmente differente dal mio e del perchè certi miei comportamenti a volte siano per loro motivo di disagio , persino di sconvolgimento,

Arrivammo all’ultimo giorno, gli ultimi giorni a me non son mai piaciuti da quando son qui, lei mi lasciò un pensiero ed una lettera di ringraziamento per tutto ciò che le avevo fatto vivere, penso sia stata una delle più belle lettere ricevute nella mia vita, e son contenta di averle lasciato questo bellissimo ricordo.

Se ora ripenso all’ultimo giorno mi vengono i brividi, non mi sarei mai aspettata che lei piangesse e dicesse certe cose, non mi sarei mai aspettata di quanto lei era così una bella persona , e ora posso fermamente dire che in realtà non è stata solo lei a fare delle nuove scoperte, bensì ringrazio lei per essersi rivelata una delle più belle e dolci scoperte della mia vita.

From Oxford with Love

Sam